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Maldicenza 2.0
Gossip, bugie e contese online: individuarle, controllarle e vincerle

La maldicenza è una costante antropologica nella storia dell’uomo: coinvolge giovani e anziani, poveri e ricchi, occidentali e orientali, insomma nessuno ne è escluso. Lo scrittore Primo Levi ha affermato: “Il pettegolezzo è una forza della natura umana. Chi ha obbedito alla natura trasmettendo un pettegolezzo prova il sollievo esplosivo che accompagna il soddisfacimento di un bisogno primario”[1].

Tuttavia, se nel passato il chiacchiericcio passava di bocca in bocca, ora il mondo digitale gli permette di muoversi a velocità incredibili, di raggiungere chiunque e di rimanere per sempre online. Il mondo scientifico ha già analizzato il fenomeno, giungendo alla conclusione che “la dicotomia tra virtuale e reale … altera la percezione delle conseguenze dei propri comportamenti … ciò che viene fatto in rete non è virtuale ma reale … le azioni sono umane, le conseguenze sono tangibili”[2].

Noi, dal canto nostro, non possiamo esimerci dal trattare la maldicenza secondo la concezione biblica, quindi come un peccato (Mt 15:11, 18; Pr 12:13; 18:7).

 

LA MALDICENZA E I SUOI “COMPAGNI”  

Maldicenza, calunnia e pettegolezzo: tre “compagni” che ogni giorno feriscono e uccidono un gran numero di persone. Come visto, grazie al potere del web, la loro forza è diventata prorompente: come cristiani, vogliamo stare alla larga da questi comportamenti letali (1Te 5:22; Es 23:7; 2Co 6:3).

 

La maldicenza

La maldicenza (letteralmente “dire male”) è “l’abitudine di parlar male del prossimo”[3]. Entrando più nel dettaglio, il maldicente riporta fatti (negativi) veramente accaduti, ma senza averne il diritto di farlo o senza che chi ascolta abbia il diritto di conoscere. Dio ovviamente vieta la maldicenza (1Ti 3:11; Tt 2:3) e rimprovera coloro che l’alimentano (Le 19:16).

Il credente fedele al Signore non è mai autorizzato a parlare delle vicende altrui o a postare contenuti riguardanti la vita degli altri (Pr 11:13; 25:9). Pertanto, se qualcuno di noi è solito cadere in questo errore, con l’aiuto di Dio, gettiamo lontano il peccato e nutriamoci del puro latte spirituale, così da non avvelenare la nostra anima e quella di chi è vittima delle nostre parole fuori luogo (1P 2:1-3; Cl 3:8; Ro 13:12; Ez 18:31).

 

La calunnia

La calunnia è una “diceria … coscientemente falsa, con cui si attribuisce a una persona una colpa, un reato o comunque un fatto che ne offenda la reputazione”[4].

Pertanto è una vera e propria menzogna (Sl 34:13; Pr 14:5) e, come tale, non è approvata da Dio (Es 23:1; Pr 10:18). Nella Parola, diversi uomini sono stati oggetto di calunnia: Neemia, Geremia, Paolo e lo stesso Gesù (Ne 2:19; Gr 20:10; At 21:27-29; Lu 23:2). I credenti non possono lasciarsi andare alla calunnia, sia che si tratta di quella fatta all’orecchio di qualcuno e sia di quella lanciata nel mondo virtuale (Ez 22:9; Gr 9:4).

Tra le molte maldicenze che vengono fatte, ce n’è una a cui vogliamo prestare attenzione: troppo spesso, i credenti si sentono liberi di calunniare i propri pastori, senza rendersi conto della sofferenza che arrecano e del peccato che commettono (Eb 13:7, 17; At 23:5 NR, Es 22:28).


Ognuno di noi, al contempo, si impegni a vivere una vita consacrata, così da ridurre le possibilità per i calunniatori di attaccarci (1P 3:16; 2:12).

 

Il pettegolezzo

Il pettegolezzo è il desiderio smodato di raccontare e ascoltare i fatti degli altri (1Co 9:1-6; 1Te 4:11). Esso si basa sulle chiacchiere e sul correre delle voci (Mt 16:13-16; Ne 6:5-8; At 9:13). Seppur questo termine compaia una sola volta nella Bibbia (1Ti 5:13 NR), occorre starne alla larga, infatti esso attira molto le persone, compresi tanti credenti purtroppo (Pr 18:8; 26:22).

 

LE CONSEGUENZE DELLA MALDICENZA

Ormai lo abbiamo capito: la maldicenza è peccato e produce effetti nefasti anche nella vita di chi ne è vittima (Ec 10:12, 13; Pr 15:2, 28).

 

Le contese

La maldicenza porta con sé contese e litigi, infatti colui che parla e colui del quale si parla finiranno per litigare (Pr 26:20; 18:6; 16:28). Quante volte abbiamo visto scontrarsi persone, sia nel mondo reale che in quello virtuale, sulla base del “tu hai detto che io ho detto...”! Come credenti, dobbiamo ricordare che seminare discordie è sinonimo di scarsa spiritualità (Pr 6:12-14): Dio ha in abominio questo comportamento (Pr 6:16-19), infatti ha un’origine peccaminosa (Gm 3:14-16; 4:1).

Se desideriamo compiacere il Signore, stiamo alla larga da ogni contesa, sia evitando di generarne e sia non lasciandoci coinvolgere (Pr 20:3; 2Ti 2:23): se qualcuno scrive post sibillini, provocatori o menzogneri, rivestiamoci di Cristo per avere la forza di ignorare e rigettare le opere della carne (Ro 13:13, 14; Ga 5:19, 20).

 

La sofferenza

Quando siamo oggetto della maldicenza altrui, stiamo male. Essere messi alla berlina sui social o negli stati di WhatsApp, tanto più se decidiamo di non reagire, genera sofferenza profonda (Sl 64:3; 52:2; 5:9). L’altezzosità e l’arroganza altrui lasciano basiti anche i cuori dei credenti più maturi (Sl 73:8, 9; Pr 30:13; Sl 12:4).

Mettiamoci però tutto l’impegno per non cadere nell’errore di pensare che la cosa migliore sia abbassarsi e cominciare a rispondere “per le rime” (Sl 37:1, 7; Pr 3:31): non reagiamo e non postiamo mai sulla base delle emozioni che stiamo provando (1P 3:9; Pr 20:22). In questi momenti così dolorosi, cerchiamo rifugio nel Signore, l’unico capace di dare vero sollievo e guarigione da ogni ferita (Sl 12:5; 147:3; Is 61:1; 57:15).

 

Le divisioni nel popolo di Dio

Quando in una comunità locale ci sono fratelli che parlano o postano in modo maldicente, allora ci saranno seri problemi da affrontare. Quante chiacchiere sulle decisioni prese dai consigli di chiesa o sulle vite degli altri fratelli (Nu 14:36, 37; Gm 5:9)!

Le chiacchiere (scritte o orali) portano divisioni, generando fazioni contrapposte che cominciano a farsi guerra (At 23:7; 19:32). Come cristiani, dobbiamo ricercare l’unità (Gv 17:11, 20-22; 1Co 1:11-13).

Per amore dell’unità, dobbiamo essere pronti anche a perdonare chi ci ha ferito con le parole dette di casa in casa o chi si è divertito a far circolare messaggi su WhatsApp con contenuti denigratori sul nostro conto (Mt 5:39-41; Ro 12:17-19; 1Te 5:15; 1Co 6:7). Certo non è facile, ma Dio benedirà tutti coloro che si prodigheranno per il bene della Chiesa (Ef 4:1-6; 1P 2:19-23).

 

LA VITTORIA SULLA MALDICENZA

Il credente può realizzare la vittoria su qualsiasi forma di maldicenza (Ga 5:16; 1Gv 5:4; Ro 12:21). Questo trionfo lo sperimentiamo solo nel nome e per i meriti di Cristo Gesù (1Co 15:57; 1Gv 5:5; Gv 1:29; Ro 8:37), al quale ci rivolgiamo per ottenere perdono (1Gv 1:6-10; Tt 2:14; Sl 51:2). Vediamo insieme alcuni consigli pratici per evitare di cadere nella maldicenza.

 

Avere autocontrollo

Il credente deve imparare a tenere a freno la propria lingua (Gm 1:26; Sl 32:9; 39:1). Relativamente al mondo virtuale, dobbiamo imparare anche a controllare le nostre dita, in modo tale da non scrivere alcuna maldicenza. La regola del “contare fino a dieci” potrebbe aiutarci a evitare peccati facilmente gestibili grazie a un carattere abituato a una maggiore riflessione. Il Signore si attende da ciascuno di noi la capacità di essere lenti a parlare o a postare (Gm 1:19; Pr 10:19), così da avere eventualmente il tempo di eliminare quanto non onora l’Evangelo (Ef 4:31; Cl 3:8).

Nel momento in cui un cristiano si dovesse rendere conto di non essere capace di esercitare l’autocontrollo, cadendo spesso in post inutili e dannosi, allora è il tempo di prendere una decisione coraggiosa, ma di vitale importanza: eliminare i propri profili social (Mt 5:29, 30; 18:8, 9; 1Co 9:27; 1P 4:1-3)! Agli occhi di qualcuno tutto ciò potrebbe risultare anche esagerato e anacronistico.

Tuttavia, il problema non è la legittimità dei social network, quanto l’uso che ne sappiamo fare. Se non sappiamo guidare un’automobile, non ci metteremo certo alla guida! Allo stesso modo, se non sappiamo gestire Facebook o Instagram, allora è meglio starne alla larga. La vita eterna, infatti, ha un valore superiore a qualsiasi altra cosa!

 

Vivere in comunione con Dio

Invece di passare ore e ore a leggere gli stati dei nostri conoscenti o a scrivere fiumi di parole (spesso inutili), il cristiano consacrato si impegna a ricercare una vita in profonda comunione con Dio (1Co 1:9; Gv 15:4; 2Co 13:13). Solo questo tipo di rapporto intimo tra il Creatore e la creatura produrrà del frutto in quest’ultima (Gv 15:5; Cl 1:10; Mt 12:33). Il frutto, ovviamente, sarà di natura spirituale (Ro 6:22; Ga 5:9, 22-25).

I social, purtroppo, stanno facendo credere ad alcuni cristiani che il frutto consista in quanti eventi organizziamo e documentiamo, quanto siano seguiti i nostri profili, quanto engagement producano i nostri post e così via.

Anche se ormai il mondo virtuale ci appartiene, le sacre verità bibliche non cambiamo. Camminiamo per lo Spirito (Ga 5:16-18; Sl 1:1-3) e nell’amore (Ef 5:2; 4:15; Cl 3:14), in modo da amare i nostri fratelli e non essere più in grado di fare maldicenza sul loro conto (1Gv 4:20, 21; 1Te 4:9).

 

Verificare le fonti

Siamo ormai sommersi da video estrapolati dai contesti, foto ritoccate, notizie false: quando diamo credito a queste informazioni è molto facile giungere a conclusioni errate e fare spazio alla maldicenza, alla calunnia o al pettegolezzo. Interrompiamo questa catena e sforziamoci (laddove necessario) di capire sempre la verità (Gv 8:32), infatti corriamo il rischio di esporci basando la nostra opinione su bugie o bufale (Pr 29:20).

Allo stesso modo, stiamo attenti anche alle cosiddette “mezze verità” o alle “false verità”, infatti sono altrettanto pericolose (Ge 3:1-3; Mt 28:13). Non informarsi bene o affidarsi al “sentito dire” porta a sbagliare: alcuni non riconobbero la messianicità di Gesù perché non sapevano con esattezza dove era nato il figlio di Giuseppe (Gv 7:40-42, 52; Mi 5:1; Mt 2:1).

Infine, verifichiamo e valutiamo chi è la fonte che ci sta fornendo determinate informazioni: siti privi di ogni attendibilità o persone che sono solite spettegolare, potrebbero portarci a distruggere la reputazione altrui (Ec 7:1; Pr 22:1).

 

 

Riflessioni conclusive

 

Chiediamo a Dio di mettere una guardia sulle nostre bocche e sulle nostre dita (Sl 141:3).

Ciò che pubblichiamo ci identifica: se posto contenuti maldicenti, significa che sono un maldicente (Mt 12:34-37; Cl 4:6).

Forse sarà una battaglia dura, ma permettiamo al Signore di prendere il controllo delle nostre vite, riempiendoci del Suo Santo Spirito (Gm 3:2-8; At 2:4).




Fai le decisioni giuste, anche online   

Nell'ultimo volume di Classe Biblica Ethos si parla di

  • Web e fede: pericolo o opportunità?

  • Usare o essere usati? La “cyberdipendenza”

  • Rapporti virtuali o virtuosi?

  • Navigare in rete senza farsi catturare

  • La seduzione dell’anonimato

  • La popolarità nel mondo virtuale

  • La ricerca del consenso

  • Culto reale o virtuale?

  • Custodire la discrezione

  • Maldicenza 2.0

  • I rischi di una esposizione insana

  • Il cyberbullismo

  • Internet al servizio del Signore


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[1] P. Levi, in https://www.focus.it/comportamento/psicologia/perche-il-gossip-piace-a-tutti

[2] https://www.ilsole24ore.com/art/la-maldicenza-corre-rete-ecco-come-difendersi-diffamazione-online-ABN3BIXB

[3] https://www.treccani.it/vocabolario/maldicenza/

[4] https://www.treccani.it/vocabolario/calunnia/

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