Le tue ansie ti parlano. Sono esigenti, insistenti, polemiche e inconsolabili.
Tu, però, non rispondere a loro. Parla direttamente a Dio.
Può essere difficile farlo, perché le preoccupazioni spesso si nascondono nella nostra immaginazione.
Presentano scenari carichi di motivazioni emotivamente valide che ci spingono a soffermarci su di esse. Possono addirittura prendere la forma di altre persone che non di rado conosciamo molto bene, e quest’ultimo caso si rivela particolarmente insidioso.
Nella realtà, queste persone potrebbero essere dei familiari, amici, membri della chiesa, colleghi, conoscenti o persone che conosciamo solamente di fama. Potrebbero essere persone con cui non siamo d’accordo o con le quali i rapporti sono particolarmente tesi.
Persone che abbiamo paura di deludere, alle quali abbiamo paura di dire una verità scomoda o che temiamo potrebbero danneggiare i nostri cari o la nostra chiesa con la loro influenza. Oppure potrebbero essere persone la cui condotta irreprensibile si riflette negativamente sui nostri fallimenti.
Indipendentemente da chi siano realmente queste persone, l’ansia si insinua nella nostra mente sotto forma di immagini, presenze che rappresentano delle provocazioni e a quel punto noi decidiamo di rispondere.
Ancor prima di esserne consapevoli, ci ritroviamo a elaborare una serie di pensieri che ipotizzano degli scenari più o meno fantasiosi, tali comunque da alimentare la nostra ansia priva di fede.
Siamo indotti a cedere a un falso senso di autogiustificazione, suscitando allo stesso tempo emozioni poco caritatevoli nei confronti delle persone reali.
Quando parliamo all’ansia, i nostri pensieri si moltiplicano e ci turbano, aprendo la strada a ulteriori comportamenti peccaminosi.
Nelle Scritture, Dio non ci dice mai di combattere l’ansia mettendoci a discutere con essa. Questo metodo non funziona quasi mai. Le Scritture ci esortano piuttosto a gettare tutte le nostre ansie su Dio in preghiera, confidando che Egli soddisferà i nostri bisogni, di qualunque genere essi siano (I Pietro 5:7; Filippesi 4:19).
Non intendo affermare che tutta l’ansia sia peccaminosa, dal momento che la Bibbia non si esprime in questi termini. Gesù l’ha provata nel Getsemani, senza però peccare (Matteo 26:38, 39), e anche l’apostolo Paolo provava “ansietà per tutte le chiese” che aveva fondato (II Corinzi 11:28).
I genitori cristiani dovrebbero provare ansia per le influenze spiritualmente pericolose cui sono sottoposti i loro figli, come dovrebbero fare i cittadini credenti di fronte all’avanzamento del male culturale e istituzionale nella loro nazione. La Bibbia ci autorizza a provare una preoccupazione ansiosa per gli effetti distruttivi del male sulle anime preziose.
Possiamo impedire che l’ansia diventi peccaminosa quando, come Gesù e l’apostolo Paolo, traduciamo le preoccupazioni alimentate dalla paura in richieste di preghiera, intrecciandole alla gratitudine per le grazie che abbiamo ricevuto da Dio nel passato e per quelle future che Egli ci ha promesso (II Pietro 1:4) e, infine, affidandole a Dio. Quando ciò avviene, si verifica uno scambio spiritualmente meraviglioso: Dio riceve gloria perché la nostra fede si concentra su di Lui in modo pieno e abbondante (II Corinzi 9:8).
A questo punto, prendendo in prestito le parole del salmista, potremo dire a Dio che “le tue consolazioni hanno confortato l’anima mia”. Egli custodisce la nostra mente e il nostro cuore con una pace che supera la nostra comprensione, per mezzo della fede (Filippesi 4:6, 7).
Finché viviamo in questo mondo decaduto, proveremo inevitabilmente delle ansie. Alcune sono legittime, altre no. Bada, però, a non ascoltare ciò che le tue ansie ti suggeriscono. Non dare loro ascolto, soprattutto a quelle che, nella tua immaginazione, prendono la forma di qualcun altro. La preghiera è la risorsa potente che Dio ci fornisce per affrontare tutte le nostre ansie.
Parla a Dio e getta su di Lui ogni tua preoccupazione, tutti i tuoi “e se...”, perché soltanto Lui può darti la certezza che tutto andrà finalmente per il meglio, gloriosamente, eternamente, infinitamente e meravigliosamente.
Jon Bloom
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